Nato a Fontanafredda (PN) nel casello ferroviario nr 68 della
località Camolli, dopo aver interrotto gli studi liceali a Vittorio Veneto, nel
1949 mi sono trasferito a Mores (SS) con la famiglia. In quell’occasione il
babbo aveva delegato ufficialmente me a scortare le masserizie, ma anche lui, da
clandestino, aveva viaggiato nel carro ferroviario. Partiti dalla stazione di
Sacile il due giugno eravamo giunti a quella di Mores il tredici dopo undici
estenuanti giorni. Il nostro carro, lungo il percorso, veniva sganciato ed
agganciato da un treno merci all’altro, in quanto ogni convoglio aveva una
percorrenza limitata. Durante le soste, anche di 5/6 ore, io uscivo dalla
stazione per acquistare i viveri. Al porto di Civitavecchia ci eravamo imbattuti
in una sgradita sorpresa: per l’imbarco delle masserizie; ci eravamo dovuti
rivolgere ad una agenzia marittima a nostre spese. Il trasferimento su rotaia
invece era a carico delle ferrovie. Non ricordo la cifra, ma per il babbo la
spesa della attraversata marittima costituiva una mazzata. Ero andato a Roma alla
sede centrale delle ferrovie (P.zza della Croce Rossa) a perorare un aiuto
finanziario, ma senza esito immediato. Mi avevano suggerito di presentare una
richiesta di sussidio, comunque arrivato mesi dopo. La sera dell’imbarco per la
Sardegna, l’undici giugno, eravamo riusciti a caricare sulla nave solo la metà
delle masserizie, quindi solo io ero partito con la prima parte dei nostri beni.
Ero giunto in Sardegna da solo, nell’isola che in Friuli mi era stata descritta
a tinte fosche: terra di briganti, di delinquenti. Mi era sembrato di essere
giunto in terra nemica per cui me ne ero stato rinchiuso nel carro ferroviario
tutto timoroso e sospettoso. Il giorno successivo, tredici giugno, arrivato il
babbo con il resto delle merci, avevamo raggiunto Mores che era in festa per la
solennità di S.Antonio: tutti sfoggiavano vestiti eleganti mentre io, dopo
undici giorni di carro merci, sembravo un barbone. Il primo contatto con il mio
nuovo paese non era stato euforico. A Mores, nei giorni festivi giocavo a calcio
con la squadra del paese. Una squadra raccogliticcia perché appassionati di
pallone eravamo quattro o cinque, gli altri venivano reclutati di volta in
volta. Non sfiguravamo, comunque giocando con le squadre dei paesi vicini. La
prima domenica del mese di ottobre 1950 eravamo stati invitati per una partita a
Codrongianos (SS) per l’inaugurazione del campo sportivo. Il Codrongianos per
l’occasione aveva incluso nella sua squadra due giocatori della Torres (la
squadra della città di Sassari) mentre noi avevamo raffazzonato a malapena una
squadra. Avevamo perso per cinque a uno, tuttavia io, portiere, ero risultato il
migliore in campo. Dopo la partita, di corsa e stremati, solo in tre eravamo
riusciti a raggiungere a piedi la stazione ferroviaria di Ploaghe, distante
cinque chilometri, in tempo per l’ultimo treno della serata per rientrare a
Mores. Il macchinista aveva ritardato la partenza di circa un minuto in attesa
che noi sopraggiungessimo. Il lunedì successivo mi ero presentato al circolo
della Guardia di Finanza di Sassari per l’arruolamento. Dopo alcuni giorni, da Ozieri, mi avevano cercato per propormi di inserirmi nella loro squadra di
calcio. Io, ormai avevo preso il volo per la Guardia di Finanza. Nell’ottobre
del ’50, infatti, mi sono arruolato frequentando il corso per allievi finanzieri
presso la Scuola Alpina di Predazzo (TN). Prestato servizio come finanziere a
Teglio (SO), a Sondrio, a Monte Bisbino (CO), a Como ed a Venezia nell’Arsenale,
nel 1954 sono stato ammesso per concorso alla Scuola Sottufficiali della G.d.F.
del Lido di Ostia (Roma). Terminato il corso sono stato trattenuto presso la
scuola per due anni quale istruttore. Nel mese di novembre del 1957 sono entrato
per concorso nell’Accademia della G.d.F. con sede in Roma. Nel 1960 ho retto il
comando della Tenenza di Maccagno (VA) e poi quella di Oria Valsolda (CO) dove
ho conosciuto mia moglie Grazia Molfino, nata a Cima, allora sede di comune, ora
frazione del comune di Porlezza (CO). Nel 1961 mi hanno assegnato il comando
della Sezione Operativa di Ponte Chiasso (CO). Nell’agosto del ’62 sono stato
trasferito al Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli. Il 15 maggio dell’anno
dopo mi sono sposato a Milano con Graziella e siamo andati ad abitare a Portici
(NA). Nel mese di ottobre dello stesso anno, mio fratello
Andrea era deceduto in un incidente stradale occorso nella periferia di Mores
ove si era recato in casa dei genitori per la vendemmia. Io avevo seguito la
salma che in carro merci era stata avviata alla volta di Sacile. Imbarcatomi a
Golfo Aranci (SS), il mattino successivo a Civitavecchia mi ero rivolto al capo
smistamento della stazione ferroviaria per pregarlo gentilmente di far
proseguire quanto prima il carro che doveva essere unito ad un treno passeggeri.
Il ferroviere, grasso a dismisura, si era infuriato contro di me con parole
aspre, cattive: non dovevo permettermi, non tollerava l’intrusione di
raccomandati. Già affranto dal dolore per la perdita del fratello mi ha
annichilito. Al contrario, giunto nel pomeriggio a Pisa, il dirigente di quella
stazione, gentile, premuroso, aveva fatto agganciare immediatamente il carro al
treno in partenza ed aveva avuto parole di condanna e di sdegno nei confronti
del collega di Civitavecchia. A Sacile ero giunto nel pomeriggio del giorno
successivo. Durante la mia permanenza a Napoli, nel 1964 mi era accaduto un
episodio di risonanza nazionale. Una mia pattuglia in servizio nel rione
malfamato di Forcella a Napoli era stata aggredita dai contrabbandieri. Accorso
con altri militari avevamo dovuto difenderci dall’assalto di numerose donne a
difesa dei loro parenti uomini rimasti inoperosi. Una donna incinta si era stesa
a terra davanti al nostro automezzo. Ne era nata una rissa furibonda di calci
pugni ed altro. Un mio militare era stato ferito alla testa con una bastonata ed
io mi ero guadagnato vistosi graffi al collo ed al viso. Eravamo comunque
riusciti a catturare un contrabbandiere, condannato poi per direttissima.
Terminato il tafferuglio mi ero trovato con le mani
piene di capelli femminili. L’incidente era stato riportato dalla stampa
nazionale e dalla televisione. I miei genitori mi avevano inviato un telegramma
per conoscere il mio stato di salute. Camillo, informato dal suo comandante, era
venuto a casa mia a Portici: vistosi aprire la porta da me trasse un sospiro di
sollievo. Da Lecce mi aveva scritto una certa Bernardina Becciu per apprendere
se ci fosse un legame di parentela tra noi. Ero rimasto in corrispondenza con
lei per alcuni anni ed in seguito avevo conosciuto un suo fratello impiegato
alla Galbani S.pa. di Milano. Dal marzo del 1967 ho comandato la 3^ Compagnia di Palermo. Nell’agosto
del 1968 sono stato spostato al Nucleo Regionale di Polizia Tributaria di Milano
alle Sezioni Verifiche ai grandi complessi industriali. In
occasione dell’inizio di una verifica nei confronti di un grande complesso
imprenditoriale, mi sono presentato al dirigente di uno degli stabilimenti della
società, in Leffe (BG) in Val Seriana, improvvisamente, ma con calma serena e
con modi gentili. Al mio apparire il titolare, seduto alla scrivania con le mani
nelle tasche della giacca, non si era mosso. Soltanto quando si era reso conto
di trovarsi di fronte ad un vero ufficiale della G.d.F., si è alzato in piedi e
con la mano destra mi aveva mostrato la pistola pronta allo sparo. A suo dire,
se io, come d’abitudine di altri miei colleghi, mi fossi presentato
precipitosamente e con voce alterata , mi avrebbe sparato. Il comportamento del
dirigente era dovuto al fatto che mesi prima avevano tentato di svaligiare un
magazzino dello stabilimento e, prima ancora, un suo nipote era miracolosamente
sfuggito ad un sequestro. Nell’agosto del 1976 mi
è stato dato il comando del Nucleo di P.T. di Brescia. Dopo sei anni sono stato
assegnato al Servizio Informazioni (servizio occulto) con sede a Milano, la cui
circoscrizione comprendeva tutta Lombardia e tutta la Svizzera. Dal settembre
1986 sono stato destinato nuovamente al Nucleo Regionale di Polizia Tributaria
di Milano con incarichi vari fino al 12.11.1988, giorno in cui, per raggiunti
limiti d’età, sono stato collocato in congedo con il grado di Colonnello, ora
Generale di Brigata. Da pensionato svolgo l’attività di contadino nell’agro di Mores (SS). |